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Vlahovic, da squalo con Italiano a pesce fuor d'acqua nell'acquario di Max Allegri

Antonio Moschella
Dusan Vlahovic
Dusan VlahovicAFP
La stagione attuale del serbo registra numeri nettamente inferiori a quella scorsa, metà della quale alla Fiorentina, dove aveva realizzato 20 reti su 29

Un anno fa in molti lo catalogavano come uno dei principali sfidanti di Erling Haaland nel novero dei migliori centravanti del momento. Nato nel 2000, Dusan Vlahovic era il terminale offensivo più letale del campionato italiano, nonostante poi alla fine sarebbe rimasto a tre lunghezze dal capocannoniere Ciro Immobile, autore di 27 reti. Prima di passare alla Juventus nel gennaio 2022, il serbo in campionato aveva centrato il bersaglio 17 volte con la maglia della Fiorentina, il che significa che dopo essere approdato in bianconero le sue realizzazioni sono state appena sette in un periodo praticamente simile.

Nella stagione attuale, invece, il balcanico è andato in rete per 10 volte in 24 presenze, un bottino piuttosto esile per un calciatore arrivato per far fare alla Vecchia Signora il salto di qualità dal punto di vista realizzativo. Da punta di prospettiva, il classe 2000 aveva come compito quello di affermarsi come tale ad altissimi livelli, quando le esigenze stringono ma i compagni di squadra possono essere senza dubbio più dotati. E invece, quest'anno a confermarsi è più l'involuzione che l'evoluzione del serbo, centravanti di razza con la porta nel radar e il gol nel sangue, il quale però sta soffrendo nel 3-5-1-1 di allegriana concezione, un modulo nel quale sembra fare davvero fatica a integrarsi.

Nella sconfitta contro la Roma, Vlahovic è stato totalmente sovrastato da Chris Smalling, un difensore esperto e rapido che rappresenta il prototipo di avversario medio che un calciatore pagato oltre 90 milioni che faceva gol a grappoli dovrebbe essere quantomeno in grado di contrastare dal punto di vista fisico. E, invece, spalle alla porta l'ex viola non è riuscito a far nulla, mentre di occasioni importanti nei pressi di Rui Patricio non ne ha avute. Un resoconto impietoso di un match che ne ha fotografato la mediocrità. La pubalgia alla base di tutto? Forse, ma non solo.

A parte il gol su punizione contro la Roma nel match d'andata, Vlahovic quest'anno non è mai andato in gol contro una squadra che punta a obiettivi importanti in campionato. In Champions League il suo unico bersaglio risale al 3-1 casalingo contro il Maccabi Haifa, la Cenerentola del gruppo, mentre in Europa League ha marcato nell'andata con il Nantes. Per questo motivo, nella sfida di stasera contro il Friburgo tutti, Massimiliano Allegri in primis, si aspettano un risveglio da parte sua.

Nonostante la presenza di giocatori come Kostic e Cuadrado sugli esterni e con un fenomeno come Angel Di Maria a supporto, Vlahovic è la brutta copia di quel terminale offensivo che nel 4-3-3 di Vincenzo Italiano aveva i numeri di Haaland. Oggi, invece, la tirchieria calcistica delle disposizioni di Allegri lo ha messo alla berlina, nonostante lui stesso non sia esente da colpa. L'Europa League, una competizione d'improvviso diventata fondamentale per i bianconeri, potrebbe essere la partenza per svoltare e tornare a essere uno squalo dopo mesi da pesce fuor d'acqua.