Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità
Di più

Divinità, filosofi e donne: il meglio e il peggio degli Internazionali

Marco Romandini
Alexander Zverev incoronato campione a Roma
Alexander Zverev incoronato campione a RomaFoto FITP
Due settimane di incontri hanno decretato Alexander Zverev come vincitore nel torneo maschile e Iga Swiatek in quello femminile. Una mano di azzurro all'evento privo dell'atteso Sinner l'hanno dato le ragazze, Errani e Paolini, vincitrici del doppio femminile, mentre la storica coppia Granollers-Zeballos ha vinto quello maschile. Questo in sintesi, ma gli Internazionali sono stati molto di più. Ecco un racconto di queste due settimane.

ROMA - Gli Internazionali di Roma sono finiti. Uno degli eventi sportivi più ambiziosi della Capitale, descritto dal presidente della Fitp Angelo Binaghi come il quinto Slam, ha visto ieri la giornata conclusiva. Privato nelle attese dall'attrazione numero uno, il n.2 della classifica ATP Jannik Sinner, oltre che da Alcaraz, il torneo quet'anno in versione più mondana che mai è iniziato con un sorteggio sullo scenario suggestivo della Fontana di Trevi e continuato con i campi d'allenamento allestiti nella cornice di Piazza del Popolo. Una potente macchina di marketing messa in moto per monopolizzare l'attenzione dei romani su quello che doveva essere il "place to be" in quei giorni: il Foro Italico.

I tifosi di Sinner al Foro Italico
I tifosi di Sinner al Foro ItalicoFlashscore

Due lunghe settimane di incontri, che per qualcuno sono state anche troppo lunghe, visto che diluendo gli eventi si è finito con avere mezze giornate poco interessanti (chi ha comprato a scatola chiusa un quarto di finale diurno sul Centrale e si è dovuto vedere Tabilo-Zhang magari concorderà). Uno Slam-style già inaugurato a Madrid che ha i suoi pro e i suoi contro, specie se nei primi turni escono i protagonisti più attesi. Un problema con cui gli Internazionali devono purtroppo fare sempre i conti, vista l'estrema vicinanza dell'appuntamento al Roland Garros, e per la preparazione dei top del ranking è spesso un sacrificio che si potrebbe riassumere in Ubi "Major" minor cessat, anche se il "minor" in questo caso è un Masters 1000.

Masters romano che però è sempre molto amato e che anche quest'anno ha visto fiumi di gente inondare il Foro Italico anche solo con il biglietto "ground". Nella consueta conferenza stampa di fine torneo, Binaghi ha snocciolato i numeri: "Dai 298.537 tagliandi venduti nel 2023, si è passati ai 356.424 di quest’anno, con 28,5 milioni di euro di incasso. Di pari passo anche l’incremento dell’impatto economico totale generato dal torneo che dai 491 milioni del 2023, ha sfondato quest’anno il tetto dei seicento milioni di euro ( per l'esattezza 615,6 milioni di euro).

Il Centrale tutto esaurito per la finale
Il Centrale tutto esaurito per la finaleFoto FITP

E di gente, in effetti ne è arrivata davvero tanta: chi accalcato a seguire qualche match sul mitico Pietrangeli o l'allenamento di qualche tennista, chi a girare con l'enorme pallina da tennis a caccia di firme e chi semplicemente sdraiato sull'erba sintetica a bersi una birra o prendere il sole. Sole che tra l'altro quest'anno non è mai mancato, e già questa è una novità per gli Internazionali, appuntamento prediletto anche da Giove Pluvio. 

Fin troppo sole. Con la parte sinistra del cervello in ebollizione sulle gradinate della tribuna stampa nel lato sud del Centrale c'eravamo anche noi di Diretta/Flashscore. E dopo avervi raccontato gli incontri, ecco un racconto conclusivo di queste due settimane.

Thor va alla guerra

La finale maschile si potrebbe riassumere in un fotogramma: Zverev vittorioso si inginocchia e alza le braccia al cielo come un Willem Dafoe in una gigantografia vivente di Platoon. Se però in quell'attimo immortalato da Oliver Stone il marine era stato crivellato in Vietnam dai colpi dell'artiglieria nemica, più modestamente nella battaglia di Roma il gigante biondo non è stato neanche scalfito dai potenti dritti dell'altro gigante Nico Jarry (1.98 il primo, 2.01 il secondo). La partita è stata infatti a senso unico. Zverev ha demolito lentamente il cileno fisicamente ma soprattutto mentalmente, frustrandone le velleità in risposta sul suo servizio. Jarry si è difeso come ha potuto, ha salvato tre match point, due dei quali consecutivi, ma al quarto ha capitolato: 6-4 7-5 il risultato finale.

Alexander Zverev in ginocchio a fine partita
Alexander Zverev in ginocchio a fine partitaFoto FITP

Prima della finale c'erano due scuole di pensiero. La prima guardava al colosso cileno con cerotto a spappolare il naso come un Jack LaMotta pronto a riversare furore agonistico sul campo e dare battaglia spaventando il tedesco che, nonostante le origini teutoniche e l'aspetto imponente con la lunga chioma bionda e medaglione vagheggiante un fumettistico Thor, non è mai stato un figlio di Odino, anzi per i germanici Wotan, un signore della guerra che si esalta nell'agone. Anche se con il suo martello/racchetta sa far male, specie al servizio.

La seconda più semplicente guardava alla differenza di braccio, di caratura, di ranking, di esperienza ad alti livelli per uccidere qualsiasi illusione: Jarry è troppo monocorde, non ha le variazioni per mettere in crisi il suo più talentoso avversario, soprattutto se questo entra in campo centrato. Non come contro Tabilo, insomma. Inutile dire chi aveva ragione, e se c'era qualche dubbio sul "centrato", Zverev l'ha fugato subito con tre ace e un servizio vincente nel primo gioco. Farà 37 punti sui primi 39 solo col servizio. Impressionante.

Re di Roma ed eroi di Santiago

Se già solo per questo il tedesco ha meritato di trionfare a Roma, ha meritato pure di tornare al vincere un 1000 (il suo sesto) dopo tre anni (Cincinnati 2021) di travagli fisici e non solo. Una vittoria salutata anche con la nuova posizione n.4 in classifica, conquistatata alle spese del russo Daniil Medvedev. Sascha torna così re di Roma dopo 7 lunghi anni di vicissitudini che ne hanno minato ambizioni e potenzialità, pronto a riprendersi i fasti messi in stand-by.

Ha strappato anche qualche risata quando nella premiazione ha esordito con un "Ciao, mi chiamo Jannik", come a dire: spiace per voi che aspettavate lui, ma qui il vincitore sono io. Gli applausi se li è meritati anche Jarry, visibilmente commosso, la vera sopresa di questo torneo di marca cilena, dove il suo connazionale Tabilo (che però è nato a Toronto), oltre ad arrivare alla semifinale (battuto sempre da Zverev) si è tolto la soddisfazione di sbattere fuori il n. 1 Djokovic, soddisfazione che con il serbo in questi stati si potrebbero togliere in molti, così com'è successo a Nardi a Indian Wells.

La caduta degli Dei

Proprio Djokovic e Nadal, le star più attese per una foto ricordo, sono state le due grandi delusioni di Roma. Se il serbo oltre a una sconfitta impietosa è stato vittima di una borraccia finita in testa con relativo taglietto che rischiava di aprire un piccolo vaso di pandora di polemiche (ha contattato l'organizzazione anche la CNN per saperne di più) per fortuna rimasto tappato (prendendola con ironia, vedi sotto), lo spagnolo è sembrato impotente come mai nella sua carriera.

Non è soltanto il netto 6-1 6-3 con cui Hubi Hurkacz se n'è sbarazzato a restare impresso - dopotutto le condizioni del maiorchino si conoscevano - quanto la conferenza stampa, in cui seminascosto dal cappellino sussurrava tutta la sua improvvisa insicurezza: "Pensavo di essere più competitivo prima dell'incontro, mi sentivo bene, è stato deludente vedere che invece il mio livello non bastava. Tranne nel primo gioco non sono mai riuscito a contraccarlo, a metterlo in difficoltà". La prova del nove sarà sicuramente - come normale che sia nel suo caso - l'amato Roland Garros, dove Rafa si presenterà nelle migliori condizioni possibili per lui adesso, il timore è che non saranno sufficienti.

Uno sconsolato Rafa Nadal
Uno sconsolato Rafa NadalProfimedia/IMAGO

Sicuramente però non gli mancherà il calore del pubblico, come non gli è mancato a Roma, con gli spettatori tutti in piedi ad applaudirlo nell'ultima esibizione e la folla a salutarlo e celebrarlo nel passaggio sul ponte. Gli organizzatori in realtà volevano dedicargli anche una cerimonia d'addio stile Madrid, ma Nadal si è rifiutato stizzito andando a spaccare racchette nello spogliatoio. In conferenza spiegherà: "Non è detto che non verrò più a Roma, non sono sicuro al 100%, diciamo al 98%". Un 2% di speranza.

Onore a Napolitano

A proposito di conferenze stampa, la palma della più bella va al nostro Stefano Napolitano, che ci ha intrattenuto con discorsi filosofici sul tennis rari per un atleta, specie in queste occasioni. Lontano dal luogo comune "meglio tardi che mai" il 29enne di Biella arrivato al terzo turno qui a Roma crede che ogni tennista abbia una sua storia e non per forza tutti debbano rispettare le aspettative a 20 anni, c'è chi ci arriva prima e chi dopo: "Ho sempre avuto l'idea di non aver dato tutto e di poter trovare delle soluzioni, anche molto difficili. Una di queste era passare molto tempo da solo, ricostruirmi da solo. Non penso di essere nemmeno vicino a toccare il mio limite adesso, la strada è ancora lunghissima".

Da solo nel vero senso della parola, perché Stefano non ha un coach ("questione di budget") e nonostante questo sta facendo passi da gigante nell'ultimo anno. Ultimo azzurro del tabellino maschile a venire eliminato (da Jarry) ha potuto godersi tutto l'abbraccio del pubblico sul Grand Stand. Ora, dopo aver sfiorato il Centrale a Roma, è atteso alle qualificazioni del Roland Garros. In bocca al lupo. 

"Women do it better"

Se i maschi hanno più o meno tutti deluso le aspettative, tranne poche eccezioni, non si può dire la stessa cosa delle donne, che hanno rispettato il ranking con lo scontro tra la n.1 e la n.2 del seeding nella finale femminile: l'ormai classico Swiatek-Sabalenka. Anche qui, però, nonostante il livello di entrambe c'è stata poca storia, e non è arrivata la tanto attesa vendetta per la finale di Madrid da parte della bielorussa. Troppo forte la polacca su questa superficie. Iga si è sbarazzata dell'avversaria grazie alla solita difesa formidabile che ha portato Sabalenka a forzare i colpi nei momenti decisivi, commettendo gratuiti. Un'altra demolizione controllata, come nel caso di Zverev contro Jarry: 6-2 6-3.

La premiazione di Iga Swiatek
La premiazione di Iga SwiatekFoto FITP

"Women do it better", però, anche perchè l'unica soddisfazione in chiave azzurra ce l'hanno data le ragazze del doppio, Jasmine Paolini e Sara Errani, quasi 10 anni di differenza (38 Sara e 27 Jasmine). Il doppio maschile è stato invece appannaggio dello storico duo di veterani Granollers-Zeballos. Era da 12 anni che agli Internazionali nel doppio non trionfava una coppia di italiani, e questo successo trans-generazionale riempie un po' il vuoto passato e il vuoto azzurro lasciato dall'atteso protagonista, Jannik Sinner.

Jasmine Paolini e Sara Errani
Jasmine Paolini e Sara ErraniFoto FITP

A proposito: l'altoatesino ora sa che al Roland Garros dovrà fare i conti con un altro temibile avversario, proprio quello Zverev che ha trionfato a casa sua dimostrando di essere in forma smagliante, e che sulla più prestigiosa terra rossa del circuito è già arrivato in semifinale tre volte. 

Marco Romandini - Caporedattore Diretta News
Marco Romandini - Caporedattore Diretta NewsFlashscore