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Storie di calciomercato, l'estate del 2003: la sessione estiva dei grandi trasferimenti

Antonio Moschella
Storie di calciomercato, l'estate del 2003, l'irruzione di Ronaldinho, Kaká e Cristiano
Storie di calciomercato, l'estate del 2003, l'irruzione di Ronaldinho, Kaká e CristianoProfimedia
Se dovessimo trovare un periodo storico nel quale l’epicentro del calcio europeo, e di conseguenza mondiale, si è allontanato dall’Italia spostandosi verso la Spagna, il 2003 è l’anno in questione

Forse nessun'altra estate del calciomercato sarebbe passata poi alla storia per una serie di trasferimenti di fenomeni assoluti come quelli dei quali parleremo adesso. Perché in quel periodo così circoscritto, vari club importanti cercavano riscatto o conferma, e una congiunzione astrale portò a una serie di cambi di maglia che sarebbero rimasti epocali.

In primis ci sono da segnalare quelli di due brasiliani, Kaká e Ronaldinho, che avrebbero in futuro indossato nello stesso momento la casacca del Milan. Il primo ad arrivare in Italia, però, fu il classe 2002 nato a Brasilia.

Kaká in rossonero

7,5 milioni di euro furono sborsati da Silvio Berlusconi per ottenere il cartellino di Ricardo Izecson dos Santos Leite, più conosciuto come Kaká. Il giovane talento del San Paolo che aveva impressionato Leonardo entrò immediatamente nel cuore dei milanisti. La sua potenza nelle accelerazioni e la sua tecnica lo rendevano un trequartista duttile e moderno, capace di adattarsi subito al gioco palla a terra del Milan.

La sua freschezza atletica gli permise di scavalcare in poco tempo il veterano Rui Costa nel ruolo di mezza punta a disposizione di Carlo Ancelotti, che lo etichettò come fenomeno al primo allenamento il rossonero. Nel suo palmarés con i rossoneri figurano uno Scudetto alla prima stagione, due Supercoppe europee, una italiana, una Champions League e il conseguente Mondiale per club. Tutte da protagonista.

L'irruzione di Ronaldinho

Ronaldinho al Barcellona
Ronaldinho al BarcellonaProfimedia

Serviva un giocoliere per rianimare il triste circo catalano. E così fu. Una volta eletto come presidente del Barcellona, Joan Laporta cercò di mantenere la promessa fatta prima del voto: ingaggiare David Beckham. Poi, l'inserimento del Real Madrid fece dirottare il neo presidente blaugrana su Ronaldinho, funambolo del Paris Saint Germain che arrivò per 30 milioni di euro e grazie ai buoni uffici della Nike, sponsor suo e della squadra catalana. Velocissimo col pallone tra i piedi e artista da calcio di strada, il brasiliano infiammò da subito un Camp Nou depresso dopo anni grigi.

Il suo peculiarissimo debutto contro il Siviglia a mezzanotte in una gara ricordata come "el partido del gazpacho" fu battezzato da un gol straordinario, compendio di velocità, potenza e doti balistiche. Da quel secondo Ronnie avrebbe acceso la luce al Barcellona, che con lui sarebbe tornato in vetta alla Spagna e poi all'Europa. I suoi primi tre anni in blaugrana lo videro assoluto protagonista della scena calcistica mondiale con giocate impareggiabili. Il suo difetto, una durata fin troppo breve ad alti livelli.

Beckham in Blanco

Andando contro una tradizione totalmente negativa, il Real Madrid di Florentino Perez ingaggiò il suo quarto Galáctico di fila dopo Figo, Zidane e Ronaldo, puntando su David Beckham, per il cui cartellino elargì 36 milioni allo United. Steve Mc Manaman a parte, nessun inglese aveva mai trionfato fuori dal suo paese d'origine fino a quel momento. Beckham, che in quattro stagioni al Real Madrid non avrebbe mai imparato lo spagnolo, fu più una figurina che un giocatore effettivamente determinante nell'undici dei Blancos.

Tuttavia, il suo acquisto fu simbolico e luccicante, a culminazione della politica di Perez di abbellire - in tutti i sensi - la sua rosa. Con il Real l'inglese avrebbe vinto solo una Supercoppa spagnola e una Liga, prima di andare a svernare negli States. Un passaggio di consegne più emblematico che storico in quell'estate 2003 piena di colpacci.

Cristiano Ronaldo Devil

Lo avevano avuto contro in un'amichevole con lo Sporting. E così alcuni giocatori dello United, Gary Neville su tutti, fecero pressione su Sir Alex Ferguson affinché ingaggiasse il fenomeno portoghese classe 1985, il cui nome ricordava quello del Fenomeno originale. Cristiano Ronaldo arrivò ad Old Trafford per sostituire proprio David Beckham, del quale ereditò subito la maglia numero 7.

Pagato 18 milioni di euro, una cifra spropositata per un calciatore quasi sconosciuto, il portoghese fu subito in grado di dimostrare il suo valore. Abile a giocare come ala destra o sinistra, dopo i primi tempi in cui giocava più per sé stesso che per la squadra, Cristiano diventò CR7 e passò da esterno d'attacco in grado di generare superiorità numerica a diventare uno straordinario goleador. Vincitore di una Champions League e di un Pallone d'oro con la maglia dei Devils, avrebbe iniziato a forgiare all'Old Trafford la sua incredibile carriera.