Gravina e Agnelli, le seconde squadre fanno bene alla Nazionale
Il presidente della Figc, Gabriele Gravina, intervenuto alla tavola rotonda "Le seconde squadre in Italia e in Europa, modello per il futuro?", organizzata da Juventus all'Allianz Stadium, dichiara di essere favorevole all'adozione delle seconde squadre per la Serie A: "Il progetto seconde squadre fa bene alla Nazionale e anche alla Juventus. Basti pensare che la società bianconera ha schierato nella seconda squadra 97 giocatori e il 28% ha già esordito in prima squadra".
"Il progetto - ammette Gravina - è stato visionato in maniera frettolosa, non approfondita, mentre è sotto gli occhi di tutti che una società che ha creduto in quel progetto ha effetti positivi, importanti a livello di sistema del calcio italiano".
Un progetto che fa bene non soltanto come futuro serbatoio della nazionale ma anche alle stesse squadre di club, secondo Gravina: "Siamo la quarta forza a livello internazionale, ma siamo terzultimi per quanto riguarda l'utilizzo dei giovani formati in casa. - ha detto il presidente della Figc - Dobbiamo creare gli strumenti per favorire questa crescita. Abbiamo avviato dei confronti con la Lega Serie A, la famosa Lista 25, ma ha creato un dimezzamento dell'utilizzo dei giovani e questo richiede delle riflessioni".
Il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, presente alla conferenza sottolinea l'utilità del progetto per la società bianconera: "Non parliamo di innovazione, si tratta di copiare quello che gli altri fanno bene e farlo anche noi. Il passaggio in seconda squadra è utile per la Juventus, ma anche per la sostenibilità poiché si creano giocatori in casa. Poi si danno giocatori alle Nazionali. Parliamo di Miretti e Fagioli all'esordio, ma anche di 7-8 giocatori in pianta stabile in Under 20".
"Le seconde squadre sono importanti e le abbiamo percorse con tenacia, fin dal mio arrivo nel 2010 - ha continuato Agnelli - . Ci è voluto un elemento di discontinuità per realizzarle. Abbiamo tentennato anche noi",- ha sottolineato Agnelli ricordando che "i giocatori quell'anno non capivano cos'erano, essendo abituati ai prestiti. Dopo qualche sconfitta sono andato al campo e ho detto a loro che rappresentavano la Juventus, che il valore è Juventus. È un pezzetto di crescita. Le richieste che vengono fatte è di estendere i fuori quota, ma non sono formative. Così siamo arrivati alla costruzione di un progetto che sapevamo ci avrebbe portato i suoi frutti dopo 3-5 anni".