Gigi Riva: "Gli stranieri hanno rovinato la Nazionale"
Cagliari ha deciso di intitolargli il suo nuovo stadio. Gigi Riva, però, è un patrimonio del calcio italiano in generale grazie ai 35 gol segnati nelle 42 gare disputate in nazionale. Ed è proprio sull'attuale situazione a cui è costretto a far fronte Roberto Mancini che Rombo di tuono ha detto la sua in un'intervista a il Messaggero.
"Gli stranieri hanno rovinato la Nazionale. Sono troppi nel nostro calcio. E non c’è più un italiano che abbia la possibilità di farsi notare, di mettersi in evidenza. Sono quasi tutti attaccanti stranieri nelle squadre di vertice. Ai miei tempi, c’era una rivalità fortissima, erano tutti affamati di calcio. Oggi ci sono soprattutto stranieri, a volte non ci si riesce a ricordare nemmeno come si chiamano. Fatichi a ricordare i nomi, ci sono squadre con dieci stranieri e un italiano. Non sembra nemmeno il nostro campionato".
Il miglior goleador della storia azzurra ha anche assicurato di non essere un grande fan del calcio moderno: "Faccio un po’ fatica (a vedere le partite, ndr), in effetti. Bisogna rassegnarsi e accettare quello che c’è. Ci sono dei bei giocatori, non lo metto in dubbio. Ma vedo troppi passaggi, in continuazione, è noioso, si va in fondo e si crossa… Troppa tattica, troppo possesso di palla, poca fantasia".
Eppure qualcosa di buono ci sarà? "Ma sì, c’è chi fa qualche numero. Ma le partite di oggi mi sembrano noiose. Il Napoli? L’ho seguito: è entusiasmante. È una bella squadra, sta facendo un campionato meraviglioso. E ha quei due là davanti…".
Riva si è espresso anche su José Mourinho ("ha personalità, temperamento, trasmette alla squadra il suo carattere, è unico") e sul ritorno a Cagliari di Claudio Ranieri ("richiamarlo è stata un’ottima decisione del presidente, il Cagliari è migliorato moltissimo, anche se rimane una sofferenza vederlo in B") prima di ricordare il suo incontro con Fabrizio De André: "Il giorno che ci siamo conosciuti, ci siamo stretti la mano e siamo stati mezzora senza parlare… (ride) eravamo a Genova. Poi ci siamo incontrati in Sardegna, sono andato all’Agnata, a Tempio, nella sua tenuta. Mi piacevano le canzoni, certo, ma soprattutto il suo temperamento, De Andrè sapeva vedere la vita in un modo migliore di quella che era realmente. Un grande personaggio".