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Esclusiva, Helveg e i suoi derby: "Inter-Milan partita speciale, che ricodo quel 6-0"

Thomas Helveg, ai tempi del Milan, con Oliver Bierhoff
Thomas Helveg, ai tempi del Milan, con Oliver BierhoffProfimedia
L'ex terzino, che ha vestito sia la maglia rossonera che quella nerazzurra, ha giocato diverse stracittadine con entrambe le maglie. Tra quelle rimaste più impresse nella memoria, la goleada del suo Milan ai nerazzurri.

L'italiano di Thomas Helveg è pulito e liscio, come se il danese non avesse mai lasciato l'Italia. Dal nostro Paese è partito definitivamente nell'estate del 2004, quando abbandonò Appiano Gentile per andare a Norwich. Vice allenatore della nazionale danese under 19, l'ex terzino di Udinese, Milan e Inter, ha sempre un occhio puntato sul campionato italiano. E in serie A questo fine settimana si gioca una partita che Helveg ha vissuto in prima persona, giocandola diverse volte sia con la maglia del Milan che con quella dell'Inter: il "derby della Madonnina".

Milan-Inter, ai suoi tempi, era un derby ad alto voltaggio.

È sempre stato uno spettacolo giocare un derby. A Roma e a Milano si vive in un altro modo. E io ne ho vissuti tanti, soprattutto con il Milan. È una partita speciale, a sé, che esce delle dinamiche della stagione. Succedeva lo stesso quando giocavo io. In questo non è cambiato nulla.

Quella di domenica è una sfida che vede il Milan venire da un momento poco felice.

Credo che il Milan abbia sofferto una battuta d'arresto dopo il Mondiale. Ci sono alcuni giocatori che non sono riusciti a recuperare dalle fatiche di questa competizione, che logora sempre. Il Milan di oggi sta faticando davvero troppo, il suo crollo repentino è troppo strano.

Ai Mondiali sono andati in fondo solo Theo Hernandez e Giroud, che è stato a secco per quattro partite fino al gol col Sassuolo. E Leao non sembra essere tornato ancora ai suoi livelli...

Non conosco bene le situazioni specifiche, ma per quanto riguarda Leao penso che a volte tornare da una competizione come il Mondiale senza aver ottenuto quanto prefissatosi può influire negativamente sul rendimento. Sono cose che capitano, ma è anche vero che lui è uno degli assi della squadra e che ci si aspetta sempre che faccia la differenza. Ci sono periodi, inoltre, nei quali se non sei al top fisicamente cali anche a livello mentale. E il Milan è incappato in una dinamica negativa.

Rafael Leao
Rafael LeaoAFP

È crisi?

Non la definirei proprio tale. Ma è vero che la strada per poter ottenere un obiettivo importante ora si è fatta più lunga e più difficile.

Chi ha più da perdere domenica nel derby?

Senza dubbio il Milan, perché se dovesse uscire sconfitto sarebbe la terza partita persa di seguito. Una vittoria, invece, tirerebbe su il morale alla squadra di Pioli, che viene dalla batosta contro il Sassuolo. Anche perché l'obiettivo Scudetto è difficilissimo da raggiungere, quindi bisogna dare un segnale forte nella lotta alla Champions. A livello psicologico il derby può influire tantissimo nel resto della stagione, e se per esempio a trionfare fosse l'Inter, sarebbe un segnale importante anche verso Lazio e Atalanta.

Infortunato Tomori, al centro della difesa potrebbe giocare nuovamente il suo connazionale Simon Kjaer.

È una possibilità per lui per rilanciarsi, senza dubbio. Ai Mondiali è stato sfortunato, perché ha giocato mezz'ora nella prima partita e poi è stato sostituito. Poi non ha giocato più, e siamo stati eliminati. Credo che la sua preparazione ai Mondiali non sia stata perfetta.

Simon Kjaer
Simon KjaerAFP

Adesso come lo vede?

Non ha giocato troppo ultimamente, quindi dovrà venirne fuori a livello mentale. Gli auguro di riprendersi al meglio, perché è stato sfortunato ai Mondiali, dove aveva lavorato il doppio del normale per esserci e così non è stato, per problemi fisici. Il mio desiderio è che torni titolare e possa fare nuovamente la differenza.

Un derby che resterà sempre nella sua memoria?

Senza dubbio la vittoria per 6-0 (nella stagione 2000-01 ndr). Quella serata fu magica, ricordo la doppietta di Comandini che aprì a un trionfo storico che ci diede poi la spinta per tutto il resto della stagione. È stata una delle serate più belle per me da milanista. Una partita indimenticabile.

In rossonero il suo capitano era Paolo Maldini. In nerazzurro la fascia era sul braccio di Javier Zanetti. Due bandiere.

Due leader tranquilli che non alzavano la voce, ma che comandavano con fermezza e nel modo giusto. Oggi di giocatori così, di colonne portanti, non ce ne sono più. Così come persone attaccate alla maglia, al Milan ricordo anche Costacurta e Albertini.

Noto una certa nostalgia nelle sue dichiarazioni...

(Ride). Più che nostalgia è un dato di fatto. Non si possono paragonare il calcio di un tempo e quello di oggi. Al contrario, alcuni giocatori che trent'anni fa erano forti oggi non so se farebbero la differenza. Il calcio è cambiato tantissimo. È tutta esplosività.

Ronaldo e Thomas Helveg
Ronaldo e Thomas HelvegAFP

A proposito di esplosività. Prima all'Udinese e poi al Milan a lei toccò marcare in alcune occasioni un certo Ronaldo.

Era un attaccante che faceva storia a sé. Se lo aspettavi ti faceva fuori in progressione, mentre se gli stavi vicino ti dribblava secco. Ti metteva sempre in imbarazzo. Come lui ce ne sono stati pochi.