Per molto tempo, la prima settimana del Tour ha seguito un rituale quasi immutabile: un prologo o una cronometro inaugurale, languide tappe pianeggianti in cui i velocisti si contendevano i secondi per ottenere il giallo negli sprint intermedi, prima di una volata finale a tutta velocità.
Erano i tempi di Erik Zabel, Fabio Baldato, Jan Svorada, Jeroen Blijlevens, Alessandro Petacchi, quel "pazzo" di Djamolidine Abdoujaparov e soprattutto Mario Cipollini. Certo, c'era Simba. Ma il vero Re Leone era lui, questo italiano uscito da un cliché con il suo bel (e grosso) viso, i suoi capelli cotonati e i suoi abiti eccentrici. A metà tra il geniale e l'insopportabile, "Super Mario" ha fatto sua la prima settimana, guidato dal treno Saeco.
Salvatore Commesso, un Gennaro Gattuso del ciclismo, un gregario napoletano che ha ottenuto anche dei bei successi al Tour (2 tappe), conditi da due titoli di campione italiano, è stato il suo front-runner emblematico. Commesso in testa, con gli avambracci sul manubrio, le maniche arrotolate per perfezionare l'abbronzatura fino alle spalle, significava un'altra buona ora di siesta. Cullato dalla voce di Patrick Chêne (voce del Tour su France Télévision), dagli aneddoti di Jean-Paul Ollivier e dal "tacatacatactac" del chopper, solleticato dal ventilatore, il gruppo si lanciava all'inseguimento dei fuggitivi con la stessa velocità dei gelati all'ora della merenda.
Era un periodo in cui si poteva convivere con il fatto che non succedeva nulla, anche nella corsa più bella del mondo. Il tempo passava tranquillo, con questo treno rosso fuoco la cui meccanica avrebbe reso orgoglioso qualsiasi ferroviere, e il risultato era ineluttabile. Alla fiamma rossa, con gli occhi socchiusi, ci svegliavamo dal torpore per assistere alla grande battaglia. A volte gli avversari di Cipollini vincevano, ma gli ultimi 200 metri erano del toscano. E poi, alla fine di queste tappe, "Cipo" metteva la freccia nella prima salita. Il suo lavoro era finito e Commesso poteva affrontare le tappe di montagna con armi impeccabili.
Questa quarta tappa tra Dax e il circuito di Nogaro avrà sicuramente quel sapore tipico del Tour, quelle calde giornate di inizio luglio in cui la televisione diventa una compagna costante dei nostri pomeriggi. Una volta si diceva che era noioso. In quest'epoca di notizie ininterrotte e di contatori di prestazioni, questo ritorno ai vecchi tempi non è certo una cosa da cui rifuggire.