Nations League, la rinascita del centravanti azzurro nel segno di Retegui e Kean
Sono entrambi due figli dell'Italia moderna. Il primo perché oriundo, il secondo perché figlio di immigrati. Mateo Retegui e Moise Kean, primo e secondo nella classifica dei cannonieri della Serie A, hanno l'onore di rappresentare l'Italia come punto estremo dell'attacco. Diversi dal punto di vista fisico e dell'interpretazione del ruolo, sono però adesso due opzioni importantissimi per Luciano Spalletti.
Se l'atalantino è più da ultimi metri e abile principalmente nel concludere l'azione, il viola è capace anche di costruirsi le occasioni da solo, partendo in dribbling e sfondando con la sua fisicità. Tuttavia, era da tanto che un commissario tecnico azzurro non potesse contare su due terminali offensivi in uno stato di forma così elevato.
Opportunismo
L'argentino nato 25 anni fa nella ridente e borghese località di San Fernando, sobborgo 'in' al Nord di Buenos Aires, ha il gol nel sangue. E sebbene nelle sue vene non scorra la classe di alcuni centravanti che recentemente hanno fatto la storia dell'Argentina come Higuain, Aguero, Crespo o Batistuta, sa prima degli altri dove andrà finire il pallone. Un clone moderno di Pippo Inzaghi, del quale possiede l'istinto da goleador. Del resto, se non c'è bisogno di un dribbling a effetto o di un tiro mortifero, basta buttarla in fondo al sacco. E lui lo ha fatto 11 volte in 12 partite in tre mesi.
Opportunista come pochi in questo avvio di stagione, l'oriundo di natali argentini sta facendo meglio di tutti in Serie A soprattutto grazie alla cura Gasperini. L'allenatore dell'Atalanta ne ha esaltato l'efficacia come ha fatto in passato con Borriello, Milito, Muriel, Zapata o lo stesso Scamacca, un altro azzurro adesso infortunato. L'elasticità di Retegui, tuttavia, è stata perfettamente funzionale alle trame offensive dinamiche di una Dea che mai come adesso può puntare al bersaglio grosso in Italia. E, dunque, nonostante un Euro 2024 in ombra, oggi Retegui può davvero saltare più in alto segnando con continuità anche con l'Italia. Le due reti nelle ultime due uscite di Nations League lo confermano.
Strapotere fisico
Chi si sta prendendo una grande rivincita in patria è Moise Kean, che per il momento parte dietro l'italo-argentino nelle gerarchie di centravanti azzurro. Il classe 2000, nato da immigrati ivoriani, sta vivendo a 24 anni il suo miglior momento di sempre in Serie A. Perché, dopo anni di semi ostracismo alla Juventus, dove era cresciuto, e un'esperienza poco soddisfacente all'Everton, aveva acceso la luce solo al Paris Saint Germain. Come numero 9, però, non era mai stato schierato, visto che al Parc des Princes era chiuso da Mauro Icardi, un altro oriundo proveniente dall'Argentina.
Senza reti l'anno scorso nonostante 19 presenze, nella stagione attuale si è esaltato grazie al virtuosismo del calcio professato da Raffaele Palladino. L'allenatore campano ha visto in lui il potenziale ideale per fungere da punta acuminata dell'attacco della sua Fiorentina, ed è stato ripagato con otto reti in 11 incontri. L'ultimo dei suoi gol nella tripletta rifilata al Verona nell'ultimo turno di campionato è un compendio di strapotere fisico, tecnica e precisione nella definizione. Il culmine di un periodo di forma estasiante che adesso fa ben sperare tutti in Italia. Anche a Coverciano, non solo nella vicinissima Firenze.
I due figli dell'Italia moderna sembrano dunque essere pronti allo scatto decisivo. Uno scatto mentale per essere non solo straripanti in club ma anche in nazionale. Davanti c'è l'obiettivo a lungo termine di un Mondiale al quale l'Italia non può mancare. E che, in caso di partecipazione, entrambi vivranno a 27 e 26 anni. L'età ideale per un centravanti scafato.