Napoli-Milan, quando la MaGiCa partenopea perse uno scudetto già vinto
A Fuorigrotta quel giorno era un tripudio azzurro. Il sole si stagliava glorioso e senza l'ingombro di nudi sull'allora stadio San Paolo per assistere allo scontro tra il Napoli di Diego Armando Maradona e il Milan era guidato dal rivoluzionario Arrigo Sacchi. Era il 1 maggio 1988 e la classifica del campionato vedeva gli azzurri a quota 42 punti, uno solo in più dei milanisti.
Fino a tre giornate prima, i partenopei disponevano di ben quattro punti di vantaggio sui rossoneri, che all'epoca erano la somma di due vittorie. La debacle in casa della Juventus e il pareggio al Bentegodi di Verona avevano fatto scricchiolare le certezze della formazione di Ottavio Bianchi, la quale arrivava così al match decisivo contro l'inseguitrice unica con una sola lunghezza di vantaggio e l'animo minato.
Quel pomeriggio di sole la Napoli festosa divenne un cimitero in poco più di 90 minuti. Perché la spinta emotiva di una squadra che avrebbe potuto fare il bis si era persa nella mediocrità di un ambiente nel quale forse le esigenze estreme avevano pesato troppo su tutti. E sul campo, le tendenze delle ultime settimane si video immediatamente riflesse. Nonostante un inizio arrembante firmato dai soliti Maradona e Careca, infatti, sarebbe stato il Milan a colpire per primo con Virdis. Una magia del 10 argentino avrebbe rimesso le cose in parità, ma nel secondo tempo l'uragano rossonero si sarebbe abbattuto su un San Paolo fino a quel momento sereno. Nuovamente Virdis e poi Van Basten stendevano gli azzurri, che provavano a reagire nel finale con un gol di testa di Careca, senza però riuscire ad arrivare a quel pareggio che li avrebbe mantenuti al primo posto.
Ombre nere
Quella tempesta senza eguali in un giorno di piena primavera scosse l'intera Napoli. Quella del pallone e non. Il vantaggio dilapidato in quelle gare non era spaventoso, ma era comunque importante, e lo scivolone di quel 1 maggio fu decisivo nella corsa allo Scudetto, una corsa alla quale i rossoneri arrivarono nel finale lanciatissimi e dopo il sorpasso trionfarono nella volata finale. Di quel nefasto pomeriggio partenopeo si sarebbero poi dette tante cose: c'era chi diceva che la Camorra avesse avuto una certa influenza, e il fatto che alcuni calciatori come Bruno Giordano e Salvatore Bagni fossero andati via a fine stagione aveva alimentati sospetti di vario tipo ed erano emerse ombre da Totonero.
Fernando Signorini, allora preparatore fisico di Maradona, aveva però sentito che quel giorno c'era un ambiente diverso da solito, come ricorda: "Dopo il rientro negli spogliatoi all'intervallo, notai che l'animo nostro era perturbato. Ferlaino e i dirigenti azzurri erano sudati e ansiosi, mentre Berlusconi e Galliani freschi e sorridenti. Quel giorno accadde qualcosa di particolare, non saprei dirti cosa, ma non fu una giornata normale".
Di certo ci fu solo l'1 maggio 1988 si materializzò il più grande incubo dei tifosi partenopei, la cui corazzata blindata targata MaGiCa (Maradona-Giordano-Careca) fu inceppata dal blitz del Milan che da quel momento sarebbe stato degli olandesi e che con quello Scudetto avrebbe aperto un ciclo storico anche in Europa. A Napoli, invece, si passò da un più che fattibile bis a un flop storico, che sarebbe stato vendicato solo due anni dopo.