Il nodo gordiano di Osimhen che lega il mercato del Napoli e gli errori di De Laurentiis
Un sorriso falso al quale corrispondeva un ghigno da furbacchione. Le smorfie di Victor Osimhen e Aurelio De Laurentiis a fine anno 2023, quando si sancì il rinnovo dell'attaccante nigeriano con il Napoli, erano due espressioni apparentemente simili ma dal trasfondo totalmente opposto. Perché da un lato vi era la soddisfazione del calciatore di aver strappato un rinnovo di contratto corto (due anni) a una cifra mai elargita dal patron azzurro, ossia 10 milioni di euro. Dall'altro vi era la certezza di un padre padrone di essersi coperto da eventuali assalti di mercato con una cifra altissima per la sua clausola, quella di 120 milioni.
Sei mesi dopo, perché era chiaro a tutti già a giugno che Osimhen fosse sul mercato, l'ingaggio e la clausola si sono invece incrociate e aggrovigliate per creare il nodo gordiano del mercato del Napoli, che dopo una partenza a razzo con acquisti in difesa (Buongiorno, Rafa Marin e Spinazzola), è invece rimasto al palo quando più doveva accelerare. Perché per un cambio epocale serviva un mercato altrettanto rivoluzionario, almeno nei ruoli chiave. Ma così non è stato.
Muro
In questo momento la sensazione è che sia il calciatore sia la società stiano vivendo in un limbo che brucia l'orgoglio e la vita di entrambe le parti in causa. Osimhen, che non vuole rinunciare al suo lauto stipendio, cerca una nuova casa dove possa ottenere lo stesso salario e, magari, anche giocare la Champions. Motivo per il quale il corteggiamento del Chelsea, che potrebbe usarlo nell'affare relativo a Romelu Lukaku, non lo stuzzica più di tanto. Il Napoli, invece, non dispone né del danaro sul quale voleva far leva per il mercato né tanto meno di una soluzione importante come terminale offensivo.
La disastrosa uscita di Verona, dove Antonio Conte ha provato a giocare come se ci fosse il bisonte belga in punta, mentre invece c'era Simeone, ha messo a nudo tutti i problemi tattici degli azzurri, per i quali è fondamentale anche disporre di un'alternativa solida come esterno destro di centrocampo, vista la poca adeguatezza di Mazzocchi in quel ruolo. Il muro costruito da Osimhen, che ha sempre spiccato per le sue bizze comportamentali, ha così sbarrato la strada al progresso degli azzurri, che a dieci giorni dalla fine del mercato sono ancora incompleti, visti anche i mancati reclutamenti in mezzo al campo, dove Lobotka e Anguissa sono gli unici due in grado di dare certezze, e neanche più di tanto. Del resto, al Bentegodi sono crollati anche loro.
Missing Giuntoli
Il problema del mancato addio del nigeriano ha scatenato altre dinamiche spinose in azzurro. Al di là dei mancati ingaggi di calciatori importanti per il progetto di Conte, infatti, c'è da registrare il mancato rinnovo di Khvicha Kvaratskelia, che da due anni percepisce 1,5 milioni e dopo essere stato corteggiato dal Paris Saint Germain è stato dichiarato incedibile. A queste manovre, solitamente, segue un prolungamento del vincolo contrattuale con un aumento salariale, visto che si parla di uno dei pochi imprescindibili per Conte, che fin da subito lo ha dichiarato incedibile.
Di tutto ciò, tuttavia, non si è ancora avuto il minimo sentore, con il georgiano che a Verona è uscito prima dell'intervallo per un malessere, abbinato a un affaticamento muscolare, e rappresenta in questo momento l'unico elemento di qualità tra gli azzurri. Un anno dopo il terribile fallimento da campione in carica, con un decimo posto finale che ha suscitato la vergogna dell'intera piazza, De Laurentiis sembra aver nuovamente tirato troppo la corda. Il margine d'errore è ormai di pochi esigui millimetri, e il direttore sportivo Giovanni Manna, direttore sportivo dal curriculum ancora poco gonfio, è già di fronte a uno scenario complicato. Alla fine, altro che Spalletti o Kim. A Napoli, chi più manca è Cristiano Giuntoli.