Per quanto possa essere una soluzione provvisoria (o magari no e, tra qualche tempo, si scoprirà che non è affatto così...), Gianluca Ferrero è il presidente della Juventus, la società più vincente e con più tifosi d'Italia.
Ed è per questa ragione che le decisioni prese dal club bianconero non riguardano, quasi mai, solo ed esclusivamente la Vecchia Signora. L'uscita - prima annunciata e, dopo qualche settimana, ufficializzata - dalla Superlega europea ne è una chiara dimostrazione.
E già, perché fino a quando la Juve non fosse scesa dal Titanic di Florentino Pérez, per l'Italia sarebbe stato impossibile partecipare assieme alla Uefa a una riflessione su una riforma, sempre più necessaria, del calcio europeo.
Abbandonare il progetto di un super campionato europeo, che il Ceo Bernd Reichart ha provato negli scorsi mesi a rendere meno elitario, fa capire quanto sia importante, per i nuovi gestori della società torinese, fare di tutto per salvare il club dal fallimento.
Senza Champions e senza capitano
La squalifica per l'affaire plusvalenze e la mancata qualificazione alla prossima edizione della Champions League, per quanto drammatica, potrà essere superata, ma solo, fuori dal campo, facendo la pace con la Uefa per evitare una punizione più pesante e, sui terreni di gioco, tornando sin da subito tra le prime quattro del campionato.
Per provarci sul serio, però, la Juventus o, meglio, questa Juventus aveva bisogno di affrancarsi definitivamente dei retaggi di un passato recente tutt'altro che all'altezza della propria storia.
E, probabilmente, va in questa direzione la decisione di mettere fuori rosa Leonardo Bonucci, il capitano che Andrea Agnelli aveva recuperato nonostante il tradimento - e che tradimento! - rossonero.
Trasferimento al Milan che i tifosi, nonostante abbiano rispettato spesso la tregua, non gli hanno mai perdonato. Restituirgli, a un certo punto, anche la fascia di capitano è stato un azzardo. Scommessa che la Juve, quella Juve ha perso.
Il mercato e i tifosi
A questo punto, però, comincia a essere più che legittimo pensare che il rinnovamento della Juventus non si possa limitare al boicottaggio, più formale che sostanziale, dell'antica dirigenza.
La cancel culture in salsa bianconera può andar bene, forse, per essere di nuovi simpatici a Ceferin, ma non basterà a riportare in alto, sotto l'aspetto sportivo, la Vecchia Signora.
E non basterà nemmeno a portare i tifosi dalla propria parte. Uscire dalla Superlega e prescindere da Bonucci, per quanto simbolicamente forti, sono due scelte piuttosto semplici da prendere. Quasi doverose.
I nodi, quelli veri, stanno però arrivando al pettine: i fronti Vlahovic, Pogba e Chiesa sono caldissimi e devono essere risolti in maniera intelligente dalla nuova dirigenza. Senza proclami né prese in giro.
Se c'è bisogno di vendere per ricostruire, i tifosi lo capiranno, ma solo se si ricostruirà sul serio e non tappando buchi con la prima toppa trovata a prezzo di saldo o con l'ennesima promessa. La Juve non si può permettere di sbagliare di nuovo.
Toccherà a Cistiano Giuntoli capire come farlo sapendo che in gioco c'è non solo il suo futuro, ma anche quello di Ferrero e compagnia. Perché sarà proprio sui risultati del lavoro di quest'estate che "si parrà la loro nobilitate".