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Flashback, i gemelli del gol Pulici e Graziani che guidarono il Torino allo scudetto

La curva del Toro
La curva del ToroFABIO PETROSINO / Alamy / Alamy / Profimedia
L'exploit della squadra di Vanoli, attualmente prima, ricorda i bellissimi tempi dei granata che vinsero lo Scudetto nel 1976 e arrivarono secondi l'anno dopo

Bisognerà apparire per forza un po' blasfemi, scomodando il Grande Torino, la cui leggenda fu spezzata solo da una catastrofe aerea, seppur essendo propriamente leggenda rimase tale anche dopo la scomparsa di quella squadra unica. Ma l'undici che Paolo Vanoli ha portato al primo posto in solitaria ha comunque riportato una gloria dall'intenso colore granata nella città dove la Juventus da decenni domina incontrastata.

La cima della classifica occupata dal Torino riporta gioco forza a quei grandi fasti che da troppo tempo non si vivono sull'altra sponda del Po', quella più locale e meno internazionale, quella dei torinesi d'antan legati a una società dal prestigioso passato ma da un presente avaro di vittorie. Ma, sebbene la coppia formata da Zapata e Adams possa ricordare solo in minime proporzioni quella formata da Paolino Pulici e Ciccio Graziani, una lacrima i nostalgici del vecchio calcio l'hanno versata eccome questo fine settimana.

Il successo tutto italiano

La vittoria del campionato targata Toro risale alla stagione 1975-76, quando il gruppo guidato da Gigi Radice vantava in porta Castellini, in mezzo al campo Sala, Pecci e Zaccarelli, mentre in attacco spadroneggiavano i gemelli del gol Pulici e Graziani. Quel trionfo fu storico in quanto fu il primo, e fino a oggi l'ultimo, ottenuto dal club granata in seguito al sesto Scudetto della stagione 1948-49, assegnato a titolo onorario dopo la tragedia di Superga, quando l'aereo del Grande Torino si schiantò di ritorno da un'amichevole a Lisbona in seguito ad aver accumulato un vantaggio importante sulle inseguitrici con sole quattro giornate mancanti.

La vittoria del settimo trofeo targato Orfeo Pianelli, presidente dell'epoca, fu vissuta come una rivincita da parte del Torino e dei suoi tifosi, che da troppo tempo si erano purtroppo abituati alle tante vittorie della Juventus, troppo vicina e troppo nemica. Quello fu un trionfo totalmente italiano, vista la chiusura delle frontiere in seguito al pessimo Mondiale del 1966, quando l'Italia fu eliminata dalla Corea del Nord. Oggi, invece, gli italiani in rosa a disposizione di Vanoli sono appena due, e sono i portieri di riserva Palieri e Donnarumma.

La coppa e la sedia del Mondo

Dopo la stagione 1976-77, in cui iniziarono in testa ma poi furono rimontati dalla vincente Juventus, in quella che fu la loro ultima vera annata strepitosa, i granata hanno vissuto di pochissimi momenti di spicco. Il primo fu il secondo posto nella stagione 1984-85, quando a finire in cima a tutti in Italia fu nientemeno che il Verona. In quella squadra, diretta sempre da Radice, gli unici stranieri erano il funambolico brasiliano Junior e il goleador austriaco Schachner, mentre il capitano era l'inossidabile Zaccarelli.

Nove anni più tardi, invece, fu la volta di una bella cavalcata in Coppa Italia culminata con la vittoria del titolo, il quinto nelle bacheche granata, agli ordini di un deciso Emiliano Mondonico, che in attacco poteva contare sulla coppia formata dall'uruguaiano Aguilera e dal brasiliano Casagrande, mentre in porta vantava un valore sicuro come Marchegiani, in difesa si appoggiava su Fusi e trovava ispirazione grazie al belga Scifo. 

Quello fu l'ultimo trionfo del Toro, che un anno prima aveva sfiorato la vittoria della Coppa Uefa in una finale doppia contro l'Ajax nella quale resterà per sempre scolpita l'immagine di Mondonico che alza la sedia per protestare per un rigore non concesso nel ritorno ad Amsterdam. Un'istantanea iconica contro una grandissima del calcio europeo che faceva presagire che la notte per i granata ormai stava arrivando. Con permesso di Vanoli e dei suoi ragazzi, che non vinceranno il campionato ma intanto hanno riportato momentaneamente ai fasti una grande da troppo tempo assente.