Mancano poco più di quattro mesi all'oramai ricorrente ostacolo che separa l'Italia dal ritorno al Mondiale (dopo dodici anni di assenza). Quelli del prossimo mese di marzo, infatti, saranno i terzi playoff consecutivi per gli azzurri e non c'è bisogno di ricordare che i due precedenti, contro Svezia e Macedonia del Nord, hanno lasciato ferite profonde.
Giovedì prossimo, a Zurigo, conosceremo la prima parte del percorso, con la certezza di disputare la semifinale in casa, mentre solo un secondo sorteggio stabilirà la sede e il rivale della finale.
Il meccanismo è semplice nella forma, complesso nelle insidie: sedici squadre, divise in quattro fasce, con semifinali e finali secche. Le seconde dei gironi e quattro ripescate dalla Nations compongono il tabellone; le teste di serie ospitano la prima partita, poi l'urna deciderà tutto.
Anche per questo, come ha ricordato Gennaro Gattuso nei giorni scorsi, l’Italia non può commettere l’errore di guardare oltre il primo impegno. Anche perché in questo momento, gli azzurri possono perdere (vincere no) contro tutti.
Spauracchio Svezia
Da squadra di prima fascia, la Nazionale incrocerà una rivale del quarto livello. Qui si annida il pericolo più grande: la Svezia, che ha cambiato guida tecnica affidandosi a Graham Potter, dopo il turbolento esonero dell'ex milanista Jon Dahl Tomasson, per tentare una ricostruzione dopo mesi difficili.
I problemi interni non sono del tutto risolti, ma con il rientro dei due talenti più luminosi - Viktor Gyökeres e Alexander Isak, entrambi approdati in estate in Premier e frenati finora da acciacchi - il potenziale offensivo degli scandinavi può impennarsi. Il punto debole resta la fragilità emotiva del gruppo; il punto forte una coppia d’attacco che, se in forma, sposta gli equilibri. Insomma, meglio evitare gli scandinavi.
Le altre
Le altre tre ipotesi compongono uno scenario più vario, ma non meno insidioso. La Macedonia del Nord, se supererà la trasferta di domani sera a Cardiff, potrebbe tornare a incrociare la strada azzurra dopo il match shock - per noi - del 2022: squadra imprevedibile, capace di oscillare tra giornate di totale confusione e picchi di disciplina e aggressività.
Il Galles, invece, rappresenta il classico avversario britannico: intensità altissima, duelli fisici, transizioni continue; meno qualità rispetto al passato, ma un’identità precisa che in una gara secca può pesare.

Caratteristiche molto simili all'Irlanda del Nord, sulla carta la più debole del gruppo, che compensa la non altissima qualità tecnica con compattezza e spirito di sacrificio. Non è un avversario da sottovalutare, ma sicuramente il meno insidioso.
Chiude il quadro la Romania, ripescata dalla Nations come la Svezia: squadra giovane, discontinua, ma guidata dall’esperienza tattica di Mircea Lucescu, capace di costruire piani gara fastidiosi e di tenere alta l'intensità e la concentrazione dei propri ragazzi per larghi tratti.
Enigma Italia
Tutte avversarie abbordabili, non c'è dubbio. Ma abbordabili per una squadra con una chiara identità tecnico-tattica che l'Italia non ha (oltre a una crisi di talento senza precedenti): il principale enigma, così, non riguarda le rivali, ma proprio il livello con cui si presenterà la squadra di Gattuso ai playoff.
Le ultime due esperienze sono lì a ricordare che la storia non conta nulla e le quattro stelle sul petto nemmeno. Conta solo il presente che, per essere onesti fino in fondo, non è all'altezza del glorioso passato azzurro.
