Verso Italia-Inghilterra: su Mancini, Retegui e Batistuta
"Ho sentito dire che è simile a Denis, a me ricorda il primo Batistuta". Beh, la logica dice che non c'era davvero bisogno di tirar fuori il Re Leone per giustificare la propria scelta di portare Mateo Retegui in nazionale. La sensazione, però, è che, da un po' di tempo a questa parte, Roberto Mancini non sia lucidissimo nelle sue uscite.
Come quando, poco prima di rendere nota la propria decisione di convocare il centravanti del Tigre, il commissario tecnico azzurro decise di criticare le scarse opportunità che i club della Serie A danno ai giovani calciatori italiani. Bene, ma non benissimo. E già, perché la polemica invasione straniera, quella che ha portato Gigi Riva ad affermare che la A "non sembra nemmeno il campionato italiano", è arrivata anche a Coverciano e a portarcela è stata proprio lui.
Più che invasione, è polemica. E già, perché al netto di chi, contro l'Inghilterra, avrebbe voluto vedere con la maglia dell'Italia Mattia Zaccagni (sono ruoli diversi) e i suoi fratelli, bisogna aggiungere il fatto che Retegui è giovane, ma non giovanissimo e che i dirigenti del Boca Juniors non lo ritengono all'altezza della Bombonera.
Ed è per questa ragione che è legittimo chiedersi se fosse davvero necessario rievocare Batigol - uno degli attaccanti stranieri non solo più forti, ma anche più amati dai tifosi italiani - alla vigilia dell'esordio di un calciatore che tutti speriamo che possa davvero diventare il nuovo centravanti azzurro, ma sul quale è, quantomeno, legittimo nutrire qualche dubbio.
Per non parlare della pressione che viene scaricata su un giocatore catapultato sotto le luci dei riflettori a sua insaputa: "Lasciamolo lavorare, ha bisogno di tempo - ha aggiunto il Mancio - . Arrivare così dall'Argentina all'Italia, e non in una squadra di club, non è così semplice". Ebbene, la sensazione è che a rendere la sua situazione ancora più difficile siano state proprio le sue parole...