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L'opinione - L'Italia s'è desta troppo tardi: cosa può fare Mancini per migliorarla?

Raffaele R. Riverso
L'undici dell'Italia sceso in campo contro l'Inghilterra
L'undici dell'Italia sceso in campo contro l'InghilterraProfimedia
La pessima prestazione contro gli inglesi di alcuni campioni d'Europa dovrebbe indurre, dopo lo shock mondiale, il Mancio ad annunciare immediatamente una rivoluzione epocale. E, invece, no: "L'obiettivo è quello di qualificarci presto per far giocare poi qualche ragazzo". Se il ct confermerà con i fatti quello che ha detto non ci siamo proprio...

Partiamo dalla realtà dei fatti: Gareth Southgate ha a disposizione un parco giocatori di tutto un altro livello rispetto a quello di Roberto Mancini. Detto questo, l'Italia non ha mai avuto bisogno di essere la squadra più forte per vincere. Se la nazionale azzurra (e i club italiani) si è guadagnata un certo tipo di fama in giro per l'Europa e, più in generale, nel mondo del pallone è per la sua capacità di essere maestra nel fare di necessità virtù. O qualcuno davvero crede che, all'Europeo di due anni fa, gli azzurri fossero i migliori?

Al netto dei due Mondiali vinti negli anni Trenta e dell'Europeo della monetina, i trionfi moderni della nazionale azzurra sono arrivati dopo lo scandalo scommesse, Calciopoli e il Covid. Ed è proprio questa capacità di ribellarsi ai fattori esterni che ha sempre fatto grande la squadra, nel bene e nel male, più amata dagli italiani. A differenza di Enzo Bearzot e Marcello Lippi, Mancini si è, però, ritrovato a far fronte a una drammatica crisi strutturale della Serie A. Ed è per questa ragione che il trionfo di Wembley nel 2021 rappresenta un'impresa senza eguali anche per un'Italia avvezza ai miracoli.

Tifosi azzurri al Maradona
Tifosi azzurri al MaradonaAFP

Basti pensare che tre anni prima la nazionale non si era qualificata al mondiale di Russia e un anno dopo non sarebbe riuscita a farlo nemmeno per il torneo culminato lo scorso 18 dicembre in Qatar. Insomma, se tutto va bene, l'Italia tornerà a una Coppa del mondo nel 2026, 12 anni dopo l'ultima volta. Un'eternità, due generazioni di tifosi adolescenti bruciate che non hanno potuto conoscere le emozioni, quelle vere, che regala un Mondiale. Prima, però, c'è da conquistare il pass all'Europeo del prossimo anno, sebbene questa volta la vera impresa sarebbe quella di mancare la qualificazione, considerato che in Germania ci vanno le prime due e che le terze avranno sempre la possibilità di rifarsi nei playoff più scarsi di sempre.

Ed è per questa ragione che non possiamo essere d'accordo con il commissario tecnico marchigiano quando afferma - e lo ha fatto alla fine dell'incontro perso con l'Inghiltera - che "l'obiettivo è quello di qualificarci presto per far giocare poi qualche ragazzo". E no. Non ci siamo. Non impariamo davvero mai e la pessima prestazione contro gli inglesi di alcuni campioni d'Europa avrebbe dovuto indurre il Mancio ad annunciare nella sala stampa del Maradona che comincerà da subito ad affidarsi ad alcuni di quei ragazzi. Ora o mai più.

Difesa: largo ai giovani

Il Mancio
Il MancioAFP

Davanti all'intoccabile Donnarumma, Bonucci dovrebbe essere l'unico over 30 presente nella lista dei difensori convocati, da qui in avanti, da Mancini. Allo stesso modo, il capitano della Juve e della nazionale dovrebbe giocare solo ed esclusivamente se in perfette condizioni. Se Scalvini e Bastoni non sono capaci di guidare la difesa azzurra contro Ucraina, Macedonia del Nord e Malta è bene saperlo subito così abbiamo tutto il tempo per cercarne altri due. Se, invece, come crediamo, rappresentano la futura coppia di centrali della nazionale italiana è bene che comincino a giocare assieme con assiduità, a conoscersi e a mettere nelle gambe e nella testa minuti preziosi per aumentare la loro esperienza in campo internazionale. Acerbi e Toloi, dalla loro, devono necessariamente far parte del passato in una squadra che dice di guardare avanti.

Centrocampo: arrivederci e grazie

Mancini con Jorginho e Berardi
Mancini con Jorginho e BerardiAFP

L'errore più ricorrente dei ct vincenti è quello di non riuscire a voltare pagina. Il celeberrimo debito di riconoscenza che ci ha condizionato in Messico nel 1986, in Sudafrica nel 2010 e che ci ha impedito di partecipare a Qatar 2022. Nessuno dimenticherà mai che Jorginho è stato uno degli eroi di Wembley, ma in questo momento, la logica invita a pensare che il centrocampista dell'Arsenal non può essere il metronomo della nazionale, anche perché a centrocampo non siamo messi male. Prova ne sia - senza andare a pescare tra gli esclusi come Locatelli e Fagioli - la presenza in panchina di gente come Tonali e Cristante che quando sono entrati in campo contro l'Inghilterra hanno dato tutta un'altra faccia a un'Italia imbarazzante che avrebbe potuto chiudere il primo tempo in svantaggio non di due, ma di tre o quattro gol.

Attacco: meno male che c'era Retegui

Tra Denis e Batistuta
Tra Denis e BatistutaAFP

Tra Denis e Batistuta, a seconda delle versioni. Più Denis che Batistuta, almeno per il momento. E già, perché se il Tanque avrebbe anche potuto accettare un'ipotetica chiamata della nazionale italiana, Batigol non lo avrebbe mai fatto perché aveva ricevuto, già molto tempo prima, quella dell'Albiceleste. Il talento, quello vero, non si nota a 23 anni, ma questo non vuol certo dire che Retegui non possa far bene. Anzi, per il momento, i fatti ci dicono che è stato il migliore azzurro nella sua unica partita disputata, segnando anche un gol all'esordio: "È giovane e ha bisogno di tempo", ha sottolineato giustamente Mancini che, però, come dicevamo, dovrebbe utilizzare questo stesso concetto anche in difesa e a centrocampo. Più in generale, in attacco non siamo messi poi così male se riusciremo a far esprimere al meglio delle proprie possibilità i vari Immobile, Zaniolo, Chiesa, lo stesso Retegui e Zaccagni che, in questo momento, dovrebbe avere un posto assicurato sia tra i convocati che tra i titolari.