Esclusiva, Giresse: “La Francia rischia col Belgio, Griezmann deve fare un passo avanti”

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Esclusiva, Giresse: “La Francia rischia col Belgio, Griezmann deve fare un passo avanti”

Alain Giresse
Alain GiresseProfimedia
Campione d’Europa 40 anni fa con la maglia dei Bleus, l’ex metronomo della nazionale francese parla dell’attuale situazione della squadra di Deschamps, che oggi sfida il Belgio in un ottavo di finale molto insidioso.

Ci sono alcuni giocatori che non passano mai di moda. Soprattutto perché hanno creato loro la leggenda del calcio nel loro paese. Alain Giresse è senza dubbio uno di questi. Titolatissimo nella Francia che ha sfiorato la finale mondiale nel 1982 e che ha poi vinto l’Euro 1984, primo titolo in assoluto per i Bleus, l’ex metodista segue sempre con attenzione la squadra del suo paese. In esclusiva per Flashscore Italia, ci parla della Francia di oggi con uno sguardo nostalgico ma concreto.

40 anni fa lei si distinse come uno dei protagonisti del primo storico titolo della Francia. 

È stato un momento importante per il nostro calcio. Abbiamo fatto un salto gigante a livello di gioco e di mentalità. Siamo stati i primi a vincere, e a far partire il gran movimento calcistico nazionale. 

Oggi, nel mezzo di un altro Europeo, qual è la sua impressione sulla nazionale francese?

Si è qualificata, ma attraverso prestazioni mediocri. Ma il gioco non c’è ancora. Poi, ci sono alcune eccezioni storiche di successi, come quello dell’Italia ai Mondiali ‘82, non sto qui a spiegarlo (ride). Gli azzurri in Spagna dopo tre pareggi nel girone hanno vinto il Mondiale…

Pensa che quindi i Bleus di oggi possano fare qualcosa di simile?

Penso solo che per andare avanti bisogna fare molto meglio. Partendo dalla costruzione del gioco e terminando con una miglior finalizzazione. 

In effetti, con un autogol e un solo centro su rigore, sembra che la Francia stia avendo grossi problemi a segnare…

Ho notato una certa goffaggine negli ultimi metri. Non si è riusciti a essere incisivi anche dopo aver generato occasioni. Siamo stati troppo dipendenti da Mbappé, che è uno che ha trascinato la squadra in finale dei Mondiali. Ecco, quella stessa partita contro l’Argentina è emblematica della dipendenza da Mbappé.

Perché?

L’Argentina ci aveva surclassati nel gioco, senza darci praticamente opzioni. E lui ha riportato la Francia in partita praticamente da solo. E adesso, anche con il naso rotto, ha comunque segnato il rigore contro l’Austria. Ma non possiamo dipendere solo da un giocatore, nonostante sia fortissimo.

Il gruppo della Francia
Il gruppo della FranciaFlashscore

Sembra, però, che ai Bleus manchi anche un creatore di gioco in mezzo al campo.

Anche qui il rendimento di Mbappé è il classico trompe l’oeil. Perché i suoi gol nascondono i difetti della squadra. Non abbiamo in mezzo al campo dei creatori di gioco, e adesso che Griezmann non sta bene come al solito ecco che i nodi vengono al pettine.

C’è però Kanté, che sta facendo un gran torneo nonostante l’esilio in Arabia…

Per fortuna c’è lui, mi verrebbe da dire. Ma parliamo comunque di un calciatore che eccelle nell’interdizione e non certo nella creazione. Oggi c’è poca organizzazione e troppe percussioni nelle transizioni, quindi poco ordine.

Rispetto alla sua, è una squadra culturalmente diversissima.

Assolutamente. Credo che la parola culturale sia fondamentale per far capire il cambiamento. C’è stata un’evoluzione culturale, perché noi fondavamo tutto il nostro gioco sul possesso del pallone e sulla costruzione di trame attraverso il possesso stesso. Oggi la Francia va a tambur battente, punta ai contropiedi. E, soprattutto, non abbiamo un vero numero 10, anche se questo ormai succede dappertutto.

La Francia del 1984
La Francia del 1984Profimedia

Al di là di due centrocampisti dai piedi buoni come lei e Tigana, c’è dunque soprattutto la mancanza di un Platini o di uno Zidane…

Platini ha marcato una generazione. Zidane un’altra. Ora è Mbappé quello che sta marcando la generazione attuale, ma ha bisogno di essere comunque accompagnato. Nella nostra squadra eravamo in tanti, c’era anche Genghini in panchina. Oggi, invece, non si riesce a creare gioco.

Alcuni chiedono a gran voce l’inserimento di Camavinga al posto di Rabiot.

Parliamo, comunque, di un calciatore che non è un Baggio o un Del Piero. Credo che l’unico che possa accendere la luce nel gioco della Francia si Griezmann. Abbiamo bisogno di lui per riprenderci, per trovare efficacia nella fluidità di gioco. 

Cambierebbe qualcosa in attacco?

Per il momento sembra che si possa contare solo su Kylian, perché Giroud non è più quello degli anni passati, anche se la sua presenza lo aiuterebbe ad avere più spazi, come accaduto ai Mondiali. Dembelé fa molto fumo ma non concretizza le sue azioni. E manca chiaramente un finalizzatore.

Mbappé non lo è?

Lo è ma l’ho visto poco in area. Ama partire da sinistra e anche quando viene schierato punta ha tendenza a spostarsi sull’esterno. E quindi l’area finisce per essere inesorabilmente vuota. Bisogna segnare, non possiamo sempre avere un autogol o un rigore a favore!

Contro il Belgio sembra che sarà una partita dalle molte insidie.

Va detto, in primis, che il Belgio non è quello del 2018, quando ha sorpreso tutti e vantava i suoi migliori calciatore al top della forma. Il Belgio di oggi l’ho vista anche troppo attendista, mi sembra strano. Però, se la Francia non prende provvedimenti  e cambia qualcosa nel suo approccio alla gara, potrebbe rischiare grosso.

Per ultimo, una parola sulla Georgia, nazionale che lei ha allenato nel 2005.

Hanno fatto un lavoro stupendo, partendo dalle basi. È iniziato tutto dalle accademie federali create proprio quando ero lì. . Sono stati eroici, anche ieri sera contro lo Spagna, dove hanno approcciato molto bene la gara e messo in difficoltà gli iberici. 

Il suo compatriota Willy Sagnol ha una grande responsabilità in questo.

A lui faccio tanti complimenti, perché ha raggiunto un traguardo straordinario. Oggi sento spesso il presidente e il vice presidente. Sono due ex giocatori che ho allenato quando ero lì. Stanno raccogliendo i frutti di un ottimo lavoro. E Mamardashvili è fino a questo momento il miglior portiere dell'Europeo, senza dubbio!