Una "vecchia gloria" torna in Europa: la Dea di Gasperini all'esame di polacco
"Ripartiamo dopo un anno sabbatico, che alla fine ci ha portato questo frutto. E ce lo siamo guadagnato sul campo". Il tecnico dell'Atalanta, Gian Piero Gasperini ci tiene all'Europa. E vuole che i suoi ragazzi lo capiscano. L'Europa League non è affatto un impiccio, come veniva considerata fino a poco tempo fa, bensì una grandissima possibilità.
È sicuramente vero che la sorella minore della Champions League non riempie le casse dei club che ci partecipano, ma per molte società della classe medio-alta rappresenta l'unica opportunità di brillare davvero in Europa.
Economicamente, come dicevamo, non è un grandissimo affare. Soprattutto se consideriamo le energie che bisogna bruciare per arrivare fino in fondo. E già, perché conquistare il trofeo detenuto dal Siviglia equivale, in soldoni, a superare la fase a gironi della massima competizione europea: 6 milioni di euro.
Tuttavia, se il calcio è lo sport più amato al mondo è perché è capace di andare ben oltre l'aspetto economico e di regalare emozioni indimenticabili. E i ricordi europei sono i più amati dai tifosi.
Sotto questo aspetto, non aver avuto la possibilità di vivere in prima persona - causa Covid - il quarto di finale disputato e perso nei minuti di recupero, contro il Paris Saint Germain sarà per sempre uno dei più grossi rimpianti del popolo atalantino.
Quantomeno di quello più giovane che non era ancora nato, o era troppo piccolo, per godersi fino in fondo la cavalcata della Dea nella Coppa delle Coppe 87-88, quando soltanto il Malines di Michel Preud'homme, vincitore poi della competizione, riuscì a fermare Stromberg e compagni in semifinale.
"Anche se del nostro passato siamo orgogliosi - ha assicurato Gasp alla vigilia della sfida contro il Rakow Czestochowa - non ci sentiamo vecchie glorie. Guardiamo avanti partendo dal presente e dunque guardiamo a quello che siamo, a cosa dobbiamo fare per crescere. Senza raffronti con il passato che si basano sul nulla. Io sono molto felice del presente e spero di esserlo per il futuro".
Una sorta di monito rivolto ai propri calciatori. Un po' come a dire: vietato sottovalutare il Rakow. Anche perché, come ha sottolineato lo stesso tecnico piemontese, una squadra che vince il proprio campionato "è abituata a vincere" ed è con questa mentalità che affronterà il match.
E poi, in Europa, le partite sono molto più intense rispetto ai campionati locali: ci si gioca tutto in appena sei incontri, ragion per cui le partite, sebbene non siano sempre decisive, sono tutte molto importanti.
In questo senso, non poter contare sulla fisicità di Gianluca Scamacca e sulle sue soluzioni offensive è sicuramente un contrattempo a cui Gasperini avrebbe fatto volentieri a meno: "Sono dispiaciuto per lui perché ci conto molto, ma siamo 20 giocatori di movimento più i portieri e quindi ci sono le alternative".
In mancanza dei muscoli del centravanti azzurro, spazio, quindi, alla fantasia e alla velocità dei Pasalic, Lookman e De Ketelaere: "Non ci si guarda indietro quando si deve giocare ogni tre giorni, stavolta senza Scamacca, che con De Ketelaere a smazzare la palla ci dà qualcosa in più in gioco aereo, dovremo essere bravi tecnicamente".