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Storia di Claudio Lotito, il presidente "sui generis" che sogna una grande Lazio anche in Europa

Claudio Lotito
Claudio LotitoMARCO ROSI - SS LAZIO / GETTY IMAGES EUROPE / Getty Images via AFP
Numero uno della Lazio e senatore della Repubblica, Lotito è un presidente che non ama scendere a compromessi con nessuno, convinto di possedere l'unica verità che gli interessa. Tuttavia, nonostante le risorse tutt'altro che illimitate e i continui scontri con la piazza, è riuscito a mantenere sempre alto il livello della squadra. Con la sostenibilità economica come unica bussola.

Un presidente atipico. Anzi, per dirla come la direbbe lui (e, quindi, in latino), un presidente 'sui generis'. Un piccolo Silvio Berlusconi che, sulla scia dell'illustre predecessore, a un certo punto della propria traiettoria, ha deciso di uscire dall'anonimato diventando, prima, presidente di una squadra di calcio e, poi, politico.

E già, perché il numero uno della Lazio è anche senatore della Repubblica italiana in carica (eletto nelle file di Forza Italia, il partito creato, guarda caso, da Berlusconi). Un uomo d'altri tempi con la passione per il pallone che vorrebbe piacere a tutti, ma che per risucirci non è disposto a cambiare il proprio modo di pensare e agire

L'andata degli ottavi di finale di Europa League
L'andata degli ottavi di finale di Europa LeagueFlashscore

Carattere forte che lo ha portato, spesso e volentieri, a scontrarsi con i suoi tifosi e non per ragioni prettamente politiche, bensì per questa sua peculiarità di non voler scendere a compromessi con nessuno, convinto di possedere l'unica verità che gli interessa.

Dallo scudetto al "funerale"

Certo è che da quando ha preso in mano la Lazio nel 2004, Lotito ha dimostrato, con gli anni, di aver cominciato a capirne anche un po' di calcio e, più in generale, di come si gestisce una società: "Ho preso la Lazio al suo funerale", ha assicurato in più di un'occasione, ricordando che è stato lui a salvare la società biancoceleste dalla bancarotta.

E dire che, pochi anni prima della sua irruzione in scena, la Lazio era riuscita a vincere, tra gli altri trofei, uno scudetto, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea arrivando anche ai quarti di finale di Champions League alla sua prima partecipazione alla massima competizione continentale (con la nuova formula).

Era la squadra di Sven Goran Eriksson in panchina e in campo, solo per citarne alcuni, di Nedved, Salas, Veron, Nesta, Mancini, Mihajlovic, Boksic, Conceiçao... Un'eredità gloriosa di cui Lotito ha, però, soltanto visto i cocci rimasti per terra dopo il terremoto finanziario. E già, perché, prima di ricostruire la squadra, Lotito ha dovuto dotare di nuovi equilibri la società.

I trofei e gli allenatori

Sotto la sua ombra, la Lazio ha vinto tre Supercoppe italiane e tre Coppe Italia, una delle quali (2012-2013) conquistata dopo aver battuto in finale la Roma di Francesco Totti grazie a una rete di Senad Lulic. Era la Lazio di Vladimir Petkovic, al quale sarebbero seguiti in panchina Stefano Pioli, Marcelo Bielsa (solo di passaggio), Simone Inzaghi e Maurizio Sarri.

Allenatori di primo, anzi di primissimo livello (alcuni già lo erano, altri lo sono diventati), a cui Lotito ha consegnato la propria squadra convinto dell'importanza di avere un allenatore in grado di saper trattare con i calciatori più esperti e, allo stesso tempo, di valorizzare quelli più giovani. Il tutto in nome della sostenibilità di cui va tanto fiero: "Prima erano i grandi club a comprare da noi, ora siamo noi a comprare da loro", ha assicurato ironicamente dopo l'ingaggio dalla Juve di Nicoló Rovella.

Tuttavia, la scorsa estate, non erano stati in pochi a criticare la scelta di affidare la Lazio a Marco Baroni considerato, da molti, troppo inesperto per prendere in mano la squadra dopo il traumatico addio di Sarri. Ebbene, anche questa volta ha avuto ragione lui.

Dopo 27 giornate di campionato, la Lazio è quinta a otto punti dall'Inter capolista e a solo due lunghezze dal quarto posto, l'ultimo che porta in Champions, occupato attualmente dalla Juventus. In Europa League, invece, dopo aver dominato la fase a girone unico, chiusa in prima posizione, i biancocelesti se la vedranno nei prossimi sette giorni due volte con il Plzen con l'obiettivo di conquistare un posto ai quarti di finale della competizione.

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