Atalanta-Juventus, luci e ombre: quando la vittoria è sopravvalutata perché è già tutto scritto
C'era una volta... Il racconto della Coppa Italia 2023-2024 sta volgendo alla sua conclusione e soltanto per una tra Juventus e Atalanta arriverà il lieto fine che per i piemontesi sarebbe, comunque e nel migliore dei casi, dimezzato.
E la verità è che sono molti gli elementi tipici della struttura di una fiaba ad aver caratterizzato sia la stagione dei bianconeri che quella dei nerazzurri: le rispettive situazioni iniziali, infatti, sono state modificate e stravolte dall'irruzione degli ostacoli da superare che, via via, hanno reso più complicata ed emozionante l'avventura. E non tutti sono riusciti a superarli.
Ed è per questa ragione che non è detto che l'epilogo, dopo la prova Finale, sia quello scontato. E già, perché, come dicevamo, se a trionfare dovesse essere la Juve, il protagonista principale non sarà né felice né contento. Non fino in fondo. E, forse, nemmeno protagonista.
Perché c'è modo e modo di superare gli ostacoli e, con buona pace dei "risultatisti", c'è ancora chi pensa - per fortuna! - che la forma sia anche sostanza e il fine non giustifichi sempre i mezzi.
C'era una volta una Juve che oggi non c'è più
Massimiliano Allegri la sua scarpetta l'ha persa già da un po' e, suo malgrado, all'orizzonte non s'intravede proprio nessuno disposto a restituirgliela. Anzi, chi l'ha trovata sta disperatamente cercando qualcun altro a cui regalarla.
Ci riferiamo, naturalmente, alla panchina della Juventus che, salvo cataclismi, a fine stagione cambierà inquilino. Sì, quasi sicuramente, infatti, anche nel caso in cui Danilo e compagni dovessero riuscire a conquistare la Coppa Italia, il tecnico livornese verrà esonerato.
E poco importa se, nel frattempo, la Juve abbia raggiunto quello che all'inizio dell'anno era stato indicato come il principale obiettivo stagionale: la qualificazione alla prossima edizione della Champions League.
In realtà, importa. E anche tanto, ma per una ragione diversa. Per capire, infatti, quello che succederà all'ombra dello Stadium una volta finita la stagione bisognerà ribaltare il filo della narrazione allegriana: "Ho un risultato da raggiungere". E tutto il resto sembrava annoiarlo.
E, invece, no. Soprattutto se la Coppa Italia prenderà la via di Torino, non sarà semplice spiegare ad Allegri che verrà mandato via nonostante abbia raggiunto i propri "obiettivi".
E sarà ancora più duro, per lui, assimilare che a condannarlo è stato proprio quell'aspetto a cui non si è mai degnato di dare il benché minimo valore: l'estetica. Max perderà il posto di lavoro perché la sua squadra è brutta: "Voi non dovete capire", aveva risposto, spazientito, alle domande di un giornalista impertinente. Chissà se capirà lui.
C'era una volta la Dea e domani ci sarà ancora
Gian Piero Gasperini, invece, andrà in pensione senza sapere perché la Juve, la sua Juve, non gli abbia mai dato un'opportunità a differenza del collega che ne ha avuto una di troppo.
Quella dell'Atalanta è, in attesa dell'epilogo, la favola più bella del calcio italiano stagione 2023-2024. Ancor più bella di quella che ha portato all'Inter il titolo di Campione d'Italia e la seconda stella.
"Non vogliamo scegliere": non era una sbruffonata. Gasp non voleva scegliere perché era convinto che i propri ragazzi sarebbero potuti arrivare fino in fondo sia in Coppa Italia che Europa League e, allo stesso tempo, lottare per un posto al sole nella prossima edizione della Champions League.
Ebbene, aveva ragione lui. E non perché il tecnico torinese sia un mago o un indovino. La consapevolezza di potercela fare gliel'ha data, infatti, il gioco della propria squadra che, a prescindere dagli interpreti, ha dimostrato di avere un'identità e un'anima. Entrambe belle.
Ed è per questa ragione che, sebbene non siano in pochi a ritenere che per storia e tradizione la Juve sia comunque favorita, l'Atalanta ha molti più argomenti sportivi e attuali dell'avversaria per sentirsi più forte. E, del resto, senza un vero e proprio ribaltamento dello status quo una fiaba che si rispetti non potrebbe definirsi tale.
E nonostante la Dea, in fin dei conti, non abbia ancora raggiunto nessuno dei propri obiettivi (perché, per una squadra del genere, considerare sufficiente una semplice qualificazione all'Europa League sarebbe oltraggioso), c'è una cosa di cui nessuno potrà privarla anche nel caso in cui dovesse uscire perdente da tutti i fronti: il rispetto, proprio quello che la Juve di Allegri non avrà nemmeno in caso di vittoria.