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Opinione: la Juventus segna e subisce di più perché ha cambiato gioco, ma a Motta manca un uomo

Marco Romandini
Danilo stretto  nella morsa degli attaccanti del Parma
Danilo stretto nella morsa degli attaccanti del ParmaFlashscore by Canvas/MARCO BERTORELLO/AFP
Dopo l'infortunio di Bremer la Juventus è cambiata, anche per sopperire alla mancanza di gol in avanti. Motta ha proposto una filosofia di gioco garibaldina, che però per attuarsi al meglio ha bisogno di un tipo di giocatore che il tecnico non ha.

La Juventus dalla difesa blindata che inanellava clean sheet, tra cui uno anche contro il Napoli di Conte primo in classifica, non c'è più. Sei reti inviolate di fila in campionato contro Como, Verona, Roma, Empoli, Napoli, Genoa interrotte solo dal gol preso nel 3-1 contro il PSV in Champions. Poi è arrivato il primo preso in campionato contro il Cagliari che ha portato al deludente pareggio casalingo, e che seguiva i due presi a Lipsia dove la Juve è uscita comunque vincitrice (2-3). Da lì la vittoria di misura contro la Lazio in dieci e la sconfitta di misura contro lo Stoccarda in Champions, la prima della stagione. A seguire, le "goleade" contro Inter (4-4) e Parma (2-2). 

Qualcosa è cambiato. Sicuramente l'infortunio di Bremer patito a Lipsia, dove la Juventus ha preso per la prima volta due gol, è pesato tantissimo per le qualità difensive del brasiliano, vero baluardo della retroguardia bianconera, nonché l'uomo fin lì più importante e forte dell'intera rosa. Un ko che ha portato all'utilizzo quasi in pianta stabile di Kalulu (risparmiato solo ieri) e al rispolvero di un Danilo apparso ormai in pieno decadimento fisico. Ma si tratta solo di questo, della qualità del brasiliano che è venuta meno o c'è di più?

La trasformazione della Juve

A ben vedere, dopo l'infortunio di Bremer Motta ha deciso di cambiare la Juventus. La squadra che impostava la sua forza su una difesa granitica e che con una rete di passaggi cercava di arrivare al gol senza peraltro riuscirci sempre, facendo tirare fuori ai critici uno scomodo parallelo con la squadra allenata da Allegri lo scorso anno (0-0 con Roma, Empoli e Napoli, vittorie e sconfitte di "corto muso" contro Lazio e Stoccarda) dall'infortunio del brasiliano si è trasformata in altro.

Le ultime partite della Juventus
Le ultime partite della JuventusFlashscore

È come se Motta avesse capito che senza Bremer quella filosofia di gioco non si poteva più fare. Ha spostato il baricentro più avanti e di fatto è passato da un 4-2-3-1 a un 4-1-4-1 sostituendo il fraseggio a centrocampo con la verticalizzazione. Le transizioni sono diventate velocissime, dove prima erano lente e costruite, e la Juventus attacca ora con 6-7 uomini dalla trequarti in avanti. Ecco perché in ripartenza rischia tantissimo: scavalcato il muro sulla trequarti gli avversari si trovano praticamente campo libero verso l'area di rigore.

È un gioco spumeggiante che in realtà potrebbe funzionare se la Juventus riuscisse a rallentare la ripartenza degli avversari, come ha spiegato in conferenza lo stesso Motta: "Dobbiamo concludere meglio, senza permettere agli altri di ripartire ogni volta che sbagli. Soprattutto per chi ha esterni così veloci, che aspettano solo momenti così" e ancora "Se facciamo scappare l'avversario in verticale, poi di certo soffriamo dietro perché attacchiamo con tanti giocatori. Dobbiamo migliorare in questo e tenere per più tempo gli altri nella loro area di rigore, senza fare sempre 60-70 metri all'indietro".

Per fare questo gioco però al meglio però alla Juventus mancherebbe un uomo, e qui torniamo all'infortunio di Bremer e ai suo sostituti.

Il centrale che Motta non ha

Un gioco del genere, di fatto con quattro uomini sulla trequarti e uno lasciato dietro in impostazione, prevede lo sganciamento di un centrale difensivo in avanti capace di giocare in anticipo sulle ripartenze degli avversari, o perlomeno in grado di riuscire a rallentare la corsa dell'attaccante per permettere agli altri di tornare. Cosa che era capace di fare Bremer, meno Gatti che manca della rapidità necessaria per rincorrere l'avversario, e sicuramente non Danilo ormai fisicamente troppo poco reattivo e veloce per quel tipo di gioco. Potrebbe farlo Kalulu, ma non è ancora perfettamente nelle sue corde quel genere di ruolo. Il centrale ideale per Motta è reattivo e veloce, capace di giocare d'anticipo, ma anche in grado di impostare l'azione una volta recuperata palla (ecco perché il tecnico punta, nonostante le prestazioni deludenti, su Danilo).

La heat map di Danilo contro il Parma
La heat map di Danilo contro il ParmaFlashscore

Un centrale che insomma Motta non ha. La Juventus dovrà riuscire a tenere l'avversario più schiacciato impedendogli ripartenze veloci, ma per sopperire al problema del centrale diventa fondamentale il mercato di gennaio, con Giuntoli che si sta già muovendo per dare a Motta il difensore adatto al suo gioco. Non sarà però semplice trovarlo, soprattutto a gennaio. Nel frattempo il tecnico cercherà di dare più equilibrio tra fase offensiva e difensiva, visti i troppi gol incassati e i risultati che non arrivano.

La Juventus proseguirà comunque il suo percorso "rivoluzionario". È una squadra in divenire, un progetto che ha bisogno di rodaggio visto il cambiamento drastico. Scegliendo Motta a Torino hanno cercato di proporre qualcosa di nuovo, di più "europeo" se vogliamo, e ci vorrà tempo anche perché i nuovi che dovevano fare la differenza, a parte Conceicao, finora hanno brillato molto poco, spesso alle prese con infortuni che ne hanno impedito l'allenamento e quindi l'integrazione nel gioco. Quella bianconera però è una piazza esigente che vuole vedere subito i risultati, e questo complica ancora di più le cose.